Ascoltare il minore: professionisti a confronto
Posted On martedì 28 giugno 2011 at alle 00:03 by Lunadicarta Scritto da Maria Lucia Meloni |
Giovedì 23 Giugno 2011 00:00 |
“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”. Si tratta di una frase tratta da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery che è stata citata durante un interessante incontro formativo che si è tenuto il 9 giugno presso l’Aula Magna della Corte d’Appello di Cagliari. L’evento, “Ascoltare il minore – I professionisti si confrontano” organizzato dall’ Osservatorio del Foro di Cagliari con l’Associazione Movimento per l’Infanzia e Camera Minorile in Cammino, è stato seguito da tantissime persone che hanno affollato la sala; tanti anche i relatori e tutti provenienti da differenti formazioni culturali, e ciò a dimostrazione di quanto l’approccio multidisciplinare sia quello migliore quando si deve cercare di capire quali metodiche vanno messe in atto per riuscire ad ascoltare correttamente e in maniera adeguata il minore. Le relazioni sono state tutte molto stimolanti: ha aperto i lavori Anna Panzali, avvocato e responsabile dei rapporti con la stampa dell’Osservatorio del Foro di Cagliari che ha salutato i presenti e ricordato il filo conduttore della serata: il minore ha bisogno di essere ascoltato anche e soprattutto quando viene in contatto con delle problematiche quali possono essere quelle legate alla “giustizia” e a contatto con gli operatori del diritto che quindi hanno sempre bisogno di essere coadiuvati da vari professionisti come assistenti sociali, educatori, psicologi, mediatori culturali, mediatori familiari, componenti di associazioni di volontariato. A seguire è brevemente intervenuta il Presidente della Corte d’Appello ed ex Presidente del Tribunale per i Minorenni Maria Grazia Corradini da sempre attenta ai minori e alle loro problematiche. Prima dell’inizio dello svolgimento delle relazioni un saluto anche da parte dell’avvocato Rosaria Tarantini dell’Osservatorio del Foro di Cagliari, Eugenia Maxia referente per Cagliari e provincia del Movimento per l’Infanzia, Marina Bardanzellu presidente della Camera Minorile in Cammino, Roberta Usai vice presidente della Commissione per le pari Opportunità della Regione Sardegna. Si sono succeduti gli interventi del Dott. Igor Olla (Pedagogista, insegna presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Cagliari) sul “Ruolo della scuola nei casi di bullismo: prospettive e modalità di intervento a tutela delle vittime”; Francesca Panzali (psicologa, psicoterapeuta e analista transazionale) con la relazione dal titolo “Separazione, divorzio e affidamento dei figli”; l’avvocato Andrea Coffari (presidente nazionale Movimento per l’Infanzia) ha parlato di “L’etica nell’ascolto del minore, in famiglia e nelle istituzioni. Tutela del minore o autotutela dell’adulto”; in seguito Maria Teresa Portoghese (psicologa) con la “Capacità di ascolto e relazionale nei confronti del minore abusato e/o maltrattato; tecniche di comunicazione”; Tiziana Mori (ricercatrice per l’Università di Cagliari e Responsabile COOPI -Cooperazione Internazionale- Sardegna) è intervenuta con una relazione dal titolo “L’ascolto del minore nelle Convenzioni Internazionali: retorica e diritti dei bambini”; ha concluso gli interventi Elisabetta Buldo, avvocato e segretario nazionale della Camera Minorile in Cammino con “L’ascolto del minore nella giurisprudenza della Corte di Cassazione. Il diritto della difesa”. Tutti gli interventi sono stati chiari e molto seguiti dal pubblico in aula, attento e partecipe. Se tutte la relazioni hanno avuto come caratteristica anche quella di essere particolarmente ricche di dettagli anche tecnici, due dei temi trattati però sono stati assolutamente di impatto e molto attuali: il bullismo e la pedofilia. Di bullismo ha parlato Igor Olla. Cosa è il bullismo? E’ una forma di oppressione e di violenza che la vittima sperimenta ad opera di un coetaneo prevaricatore, creando una condizione di profonda sofferenza e di crudele emarginazione dal gruppo. Per poter parlare di bullismo ci devono essere in questa orrenda situazione una serie di caratteristiche: la ripetitività nel tempo, anche con una certa frequenza, delle azioni da parte di alcuni compagni (in genere si tratta di episodi che si manifestano nell’ambito dell’istituzione scuola), all’interno del gruppo dei pari. Il bullo agisce in maniera consapevole con l’intenzione di fare del male, di provocare del danno fisico o psicologico. Il bullo è sempre più forte e carismatico all’interno del gruppo e sarà sempre colui che prevale nei confronti della vittima, che sempre soccombe. Quali possono essere le cause del bullismo? Si tende a considerare almeno quattro possibilità: un atteggiamento negativo di fondo durante le prime fasi dell’infanzia che può dar luogo allo sviluppo di modalità aggressive nel modo di relazionarsi con gli altri; eccessiva permissività e tolleranza dei genitori nei confronti di atteggiamenti violenti manifestati nei confronti dei coetanei; spesso l’uso di punizioni fisiche nei confronti del bambino potrebbe portarlo ad utilizzare le stesse come strumento per far rispettare le proprie opinioni; è importantissimo dare delle regole ai bambini, e far di tutto perché vengano rispettate, ma non è corretto l’uso di punizioni fisiche che poi vengono prese da esempio dai bambini. Il bullismo tende a manifestarsi con maggior frequenza quando i genitori si disinteressano di ciò che fanno i figli quando sono fuori dall’ambiente domestico. Quale in breve può essere il ruolo della scuola? La scuola è il luogo principe dove purtroppo questo fenomeno si verifica. La scuola dovrebbe rispondere in maniera efficace quando questi fenomeni si presentano, indipendentemente dalla gravità che si assegna al gesto. In effetti per gli adulti certi gesti che si ripetono ogni giorno e più volte al giorno a scuola contro un bambino potrebbero apparire come stupidaggini: ma attenzione… non lo sono per il bambino che le subisce! Si tratta di fattori di stress e sofferenza molto forti. La risposta della scuola dovrebbe essere chiara e diretta. Bisogna poi che si segua l’iter della situazione di difficoltà che si è rilevata, e vedere nel tempo come vanno le relazioni tra questi ragazzi, di che tipo sono. Se possibile (spesso non lo è, per carenza nella collaborazione!) è necessario coinvolgere le famiglie già allo stadio iniziale: l’alleanza con i genitori va strutturata! Mettere in atto strategie di controllo e prevenzione è importante nella scuola. Si possono prevenire questi problemi? Si, per prima cosa attraverso progetti di educazione alla legalità ma anche con progetti basati sul modello ludico… attraverso il gioco il problema bullismo emerge e i soggetti lo condividono, ne parlano in classe e si utilizza un metodo che è detto dell’interesse condiviso. La vittima va aiutata, va supportata, attraverso l’insegnamento a rispondere agli insulti, ad avere maggiore autostima, come riuscire a rimanere stabili di fronte a situazioni stressanti; l’intervento deve essere mirato a prevenire e gestire il bullo, ma anche e soprattutto deve servire a rendere consapevole il resto del gruppo del livello di sofferenza della vittima; il bullo, quasi sempre poco empatico difficilmente capisce questo, il resto della classe si! Tornando un attimo al problema comunicazione, come può essere efficace? Dobbiamo usare modalità che mettano al centro le emozioni e i sentimenti dell’interlocutore, portando in primo piano la propria esperienza emotiva secondo quello che è il comportamento dell’altro. Nella comunicazione vi è una strada a due sensi: si deve imparare a parlare ed a ascoltare. Ci fermiamo qui ma ci sarà presto l’occasione di poter discutere con il Dott. Olla di bullismo. Altro tema caldo, affrontato da Andrea Coffari, è stato quello della pedofilia. Nei confronti dei bambini c’è un vuoto, una mancanza di tutela e di normative. L’avvocato Coffari ha esposto il suo punto di vista sull’etica dell’ascolto del minore che riproponiamo in breve ritenendolo notevolmente interessante. La tesi di fondo è quella del cosiddetto ”adultocentrismo”: noi adulti abbiamo sviluppato una società costruita ad uso e consumo dell’adulto che non ha tenuto conto delle esigenze e del punto di vista del bambino. A livello storico diciamo che le categorie sociali hanno cominciato ad avere tutele solo a partire dagli ultimi cento anni; ma non c’è storia di emancipazione dei bambini, non esiste, in quanto manca una regolazione politica, sociale e legislativa adeguata nei confronti dei minori. Facciamo esempi illustri come lo scrittore illuminista francese Voltaire, o lo psicanalista Freud, per limitarci a due nomi notissimi, che possiamo dire siano figli del loro tempo e che hanno scritto delle cose allucinanti sui bambini… rimanendo sul tema della tutela e dei diritti dei minori… concetti assurdi che oggi per fortuna sono completamente stravolti. Andrea Coffari ha fatto riflettere l’uditorio sul concetto di ascolto: cos’è l’ascolto? E’ un concetto che si è sviluppato tanto negli ultimi decenni a partire dalla Conferenza dei Diritti del Fanciullo di New York del 1989. Ma noi trattiamo questo tema da “adultocentrici” e in maniera grossolana. Infatti questi diritti che riguardano i minori non ci interessano veramente, non hanno valenza economica (che poi è il motore di tutte le azioni di un adulto!). Il diritto all’ascolto non si deve limitare alle parole ma deve essere concretizzato nelle maniere adeguate: sono necessarie delle norme che lo riconoscano; sono necessarie le competenze adatte per permettere di sentire ma anche di ascoltare il bambino. Non si tratta di sinonimi, sentire e ascoltare, infatti possiamo sentire un bambino, ma non riuscire a capirlo, quindi non riuscire ad ascoltarlo! L’ascolto deve necessariamente comprendere anche la responsabilità, ossia bisogna capire le esigenze e determinare la conclusione del percorso di ascolto del minore. Il bambino impara a capire che vale e a dare dignità alla propria persona a seconda del tipo e della qualità di ascolto che riceve. Se un bambino piccolo si esprime attraverso le proprie modalità di comunicazione e nessuno lo ascolta ne riceve un trauma e un messaggio di svalutazione del suo processo evolutivo. Il diritto all’ascolto per il bambino equivale all’articolo 21 della nostra Costituzione, il diritto alla libera manifestazione del pensiero, che è fondamentale. Noi non abbiamo un diritto costituzionale per i bambini sull’ascolto; nel codice civile manca il diritto del bambino ad essere mantenuto, educato e istruito, c’è il dovere dei genitori, ma è cosa ben diversa! Il diritto all’ascolto è previsto solo nel momento della crisi giudiziaria, ma questo è un diritto sezionato, parziale, non adeguatamente descritto a livello di normativa! Bisogna ascoltare le esigenze dei bambini e degli adolescenti e dare davvero alle motivazioni addotte da essi il giusto peso e la corretta importanza! Coffari poi legge all’uditorio alcuni brani sulla pedofilia. Un autore dice che la violenza sessuale sui bambini da parte di genitori è da capire, da scusare, era anticamente una pratica diffusa e questi genitori devono essere aiutati a capire e a non crearsi sensi di colpa! Il genitore è giustificato nel suo comportamento pedofilo… si tratta di una lettura dura e sconvolgente in alcuni tratti… i bambini presentano ogni tipo di comportamenti sessuali: etero, omo, auto; non hanno problemi nel carezzarsi qualsiasi parte del corpo anche quelle intime; i bambini sono dei perversi polimorfi!!! Questa è una lettura tratta da Freud. Nonostante per altri versi fosse una grande mente, nei confronti delle competenze sui bambini… beh!!! Un altro libro, altro autore ed ecco che dalla lettura in aula fatta da Coffari sono svelate quelle che secondo questo autore sono le perversioni dei bambini… sorvoliamo sulle descrizioni dei particolari, bambini che fanno la doccia con il padre, ecco che vengono fuori quelle che secondo questo autore potrebbero essere le fantasie che sovvengono alla mente dei bambini; questi padri sono sfortunati in quanto le leggi puniscono i rapporti tra padri e figli piccolini e bambini in genere! Fa impressione sentire leggere queste righe, ma le ha scritte una persona che senza mezzi termini si può dire che stia promuovendo la pedofilia! Questo autore è uno psichiatra statunitense, Richard Gardner che ha proposto la PAS nel 1985 (Sindrome Alienazione Parentale) che gli psicologi, pedagogisti e giuristi conoscono bene, considerando quanto sia oggetto di dibattito e ricerca, in ambito scientifico e legale; la sindrome non è infatti riconosciuta come un disturbo psicopatologico da parte della grande maggioranza della comunità scientifica e legale. Prima si parlava di bullismo e anche Coffari interviene con un flask: noi nella nostra legislatura abbiamo il reato di stalking e la stessa cosa dovrebbe essere traslata sui bambini; l’atto di prepotenza dello stolker equivale in tutto e per tutto a quello del bullo sulla sua piccola vittima. Di bullismo se ne parla, ma cosa succede quando accade un atto di bullismo in una scuola? L’istituzione scolastica fa quadrato, si “autotutela”. A Cagliari il Movimento per l’Infanzia, con l’avvocato Andrea Coffari in prima persona, ha assunto la difesa di una bambina di 11 anni vittima in un caso di violenza istituzionale. La vicenda ha assunto aspetti paradossali e peculiari. Ancora oggi la famiglia lotta per ottenere giustizia; chiediamo qualcosa in proposito all’avvocato Coffari che ha assunto la difesa della bambina e della famiglia. D = Lei ha parlato di “autotutela” che istituzioni come la scuola, mettono in atto quando si trovano di fronte a situazioni come atti di bullismo o di violenza sui minori che avvengono dentro le mura scolastiche; secondo lei per quali motivi la scuola in questi casi si “autotutela”? R = Tutte le istituzioni si “autotutelano” in quanto mancano di strumenti di natura etica. Il fattore “adultocentrismo” invita all’autodifesa nei momenti di “crisi” proposti dai bambini. Eticamente viene accettato che istituzioni e adulti si difendano da denunce provenienti da bambini; l’istituzione di ciò ne fa un’abitudine. Anche l’istituzione famiglia si “autotutela” quando per esempio avvengono violenze sessuali in famiglia. In Italia ci sono circa 50 mila casi di violenza sessuale all’anno; le denunce sono circa 500! Come si può notare il meccanismo di ”autotutela” è enorme! Abbiamo prima accennato alla scuola: anche qui il discorso è lo stesso. Non si cerca di capire la situazione ma ci si “blinda” attorno al problema. D = A che punto è il caso della bambina che il Movimento per l’Infanzia sta difendendo a Cagliari? R = Io stesso come legale seguo questo caso. In questo episodio è ampiamente dimostrato quanto la bambina abbia subito atti di violenza fisica e psicologica molto gravi a scuola. I genitori hanno denunciato i fatti sia a livello amministrativo che penale, cercando una tutela. Ad oggi, dopo alcuni anni, non si è mosso nulla, non c’è stata nemmeno una censura. A livello penale ci sono delle perplessità, non si sa che vogliano fare i Pubblici Ministeri… A livello disciplinare non si è fatto niente, nonostante un Ispettore Ministeriale abbia confermato gli atti di violenza. Ma né nei confronti del Dirigente, né degli insegnanti sono state prese misure disciplinari. La bambina ha sofferto molto, ma ora sta meglio; purtroppo né lei né la famiglia hanno trovato giustizia. Stiamo combattendo. D = Questo caso secondo lei è anomalo o ce ne sono tanti di questo genere? R = Ce ne sono molti, ma non vengono alla luce in quanto scatta il famoso meccanismo di “autotutela”: la scuola fa quadrato attorno a insegnanti e Dirigenti. Inoltre da dire che le famiglie non sono abituate a difendersi come dovrebbero, a combattere contro qualcosa che in questi momenti sembra più grande di loro. Molte famiglie a un certo punto si ritirano, non vanno oltre e questo è un grosso dramma! Alla luce di questo e di tutto quello che abbiamo detto arriviamo alla conclusione: la tutela del minore non può prescindere dal suo ascolto attento. Il ruolo fondamentale degli psicologi, degli educatori, degli assistenti sociali, dei mediatori familiari, degli insegnanti e degli operatori del sociale non può prescindere da una presa di coscienza da parte degli operatori del diritto quali avvocati e magistrati. E’ partendo da questo presupposto che si è ritenuto di fondamentale importanza collaborare affinché vi sia uno scambio culturale ed un confronto tra le varie professionalità interessate nella tutela del minore coinvolto nella giustizia a vario titolo (dalle separazioni ai divorzi e agli affidamenti, ai reati, sino ad arrivare all’accoglienza dei profughi, alle vittime di violenze, abusi, maltrattamenti, bullismo, per arrivare ai diritti calpestati, alla pedofilia e alla pedopornografia). I bambini che sono gli adulti di domani, hanno diritto ad un’infanzia serena, protetti dall’egoismo, dalle inquietudini, dalla violenza e dalle perversioni degli adulti di oggi; solo assicurando il rispetto e l’armonia delle relazioni potremo sperare un giorno di vivere in un mondo dove gli abitanti si possano definire appartenenti a una società civile! Una società civile degna di questa denominazione deve essere in grado di intercettare i bisogni dei bambini e di riconoscerne la dignità di essere umano… i primi anni di vita sono un momento quasi sacro che ci dovremmo impegnare a tutelare. Maria Lucia Meloni http://www.sardinianetwork.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=191:ascoltare-il-minore-professionisti-a-confronto&catid=57:sociale&Itemid=65
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