Minori Stranieri convegno a Cagliari
Posted On venerdì 27 maggio 2011 at alle 00:26 by LunadicartaCagliari 12 maggio 2011
Le famiglie dei bambini e degli adolescenti di origine straniera in Italia
(relazione a cura della dott.ssa M. Eugenia Maxia, Presidente Associazione Culturale Alfabeto del Mondo Onlus e Responsabile Movimento per l'infanzia Cagliari)
Premessa
I dati esposti in questa relazione sono stati estrapolati da ricerche locali e nazionali condotte sul campo, dossier e report. Le opinioni espresse, invece, fanno parte del mio bagaglio di esperienza personale come Presidente di Alfabeto del Mondo, Associazione multiculturale e multietnica e di Referente del Movimento per l'Infanzia di Cagliari.
I cambiamenti dell'ultimo decennio nel fenomeno immigrazione
La concessione dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro ha una crescita che è influenzata dalle regolarizzazioni e quindi dalla politica di Governo che concede i “flussi”. I permessi concessi per motivi di famiglia invece hanno una crescita continua e costante che dimostra la stabilizzazione dell’immigrazione. Dunque il ricongiungimento familiare indica chiaramente la scelta dell’Italia come paese di residenza per sé e di origine per i propri figli. Dal 1993 al 2007 vi è stata una continua e crescente progressione dei permessi concessi per motivi familiari, fino a rappresentare più della metà dei permessi di soggiorno concessi nel 2007.
La crescita suddetta si traduce essenzialmente nell’aumento dei minori stranieri residenti in Italia, cioè della componente regolare e stabile riportata nei registri dell’anagrafe comunale. Secondo i dati della fine del 2010 i minori stranieri residenti erano pari a 932.000 e corrispondenti a una quota della popolazione straniera residente pari al 23%. Un dato forse ancora più significativo è rappresentato dalla quota dei minori stranieri nati in Italia che rappresentano il 60% dell’intera popolazione straniera minorile residente. Insomma, i minori stranieri residenti rappresentano circa un quarto della popolazione straniera residente, mentre la cosiddetta seconda generazione rappresenta quasi i due terzi dei minori stranieri residenti.
Negli anni 80 e 90 gli stranieri arrivavano in Italia prevalentemente da soli. Ad esempio arrivava solo la sig.ra rumena che faceva la badante o il capofamiglia che apriva un ristorante cinese, ora invece è l’intero nucleo familiare che, da subito, si trasferisce. Vai “dove ti porta il cuore” poteva andare bene un tempo, ora si va dove è migliore la qualità della vita e dove ci sono più possibilità di lavoro. Gli stranieri oggi vengono in Italia perché nei loro paesi non si sta bene. Per una famiglia del Bangladesh, o di un paese sovietico, trovare una dimensione sociale, sanitaria, scolastica è una forte motivazione anche ad un cambiamento così radicale. E' vero che chi viene in Italia ha qualche volta un’immagine distorta del nostro paese, ma è sicuramente vero che in Italia c’è una tradizione di accoglienza e solidarietà. Quando gli immigrati arrivano da noi trovano un pasto caldo, per qualche mese trovano uni aiuto a pagare un affitto, c’è un orientamento al lavoro, l’inserimento scolastico per i minori.
I minori stranieri in italia
Rispetto a dieci anni fa, quando il fenomeno dell’immigrazione in Italia iniziava a delinearsi come fenomeno “stabile”, i minori stranieri sono aumentati, ponendosi come aspetto emergente della presenza immigrata. La prima questione da affrontare allora è stabilire chi sono i minori stranieri oggi in Italia e se questi hanno bisogni, esigenze, problematiche ed aspetti diversi rispetto ai ragazzi italiani.
In una classificazione di tipo amministrativo possiamo individuare queste categorie:
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minore nato in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti;
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minore entrato regolarmente per ricongiungersi ai propri genitori;
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minore arrivato irregolarmente, dopo aver affrontato il viaggio senza nessun adulto di riferimento (non accompagnato)
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minore arrivato irregolarmente insieme ai genitori;
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minore che transita per l’Italia diretto verso altri paesi europei;
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minore arrivato irregolarmente per ricongiungersi ai propri genitori o ad altri parenti;
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minore straniero arrivato in Italia in maniera regolare, ma che ha proseguito la sua permanenza oltre la scadenza dell’autorizzazione all’ingresso senza rinnovarla o convertirla in permesso di soggiorno. I minori che sono registrati sui permessi di soggiorno dei genitori, per forza di cose - ne condividono il destino, quindi se i genitori perdono il permesso di soggiorno la stessa sorte spetta ai figli.
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minore rifugiato si intende per tale ogni minore che è perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del suo paese di origine e non può o non vuole farvi ritorno.
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I minori richiedenti protezione internazionale è un minore che richiede il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della suddetta definizione o della protezione sussidiaria.
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minore vittima di tratta: si intende ogni minore che è reclutato, trasportato, trasferito, ospitato o accolto a fine di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese, anche senza che vi sia stata coercizione, inganno, abuso di potere o altra forma di abuso.
I minori stranieri non accompagnati
Il Dossier Statistico Immigrazione della Caritas/Migrantes, del 2010 con il suo XX Rapporto ha inserito in un capitolo a parte il tema dei minori stranieri non accompagnati, nel quale viene messo in luce il ruolo determinante del sistema d’accoglienza per questa fascia di popolazione minorile e le criticità per la categoria dei minori che è esposta a molti rischi. Criticità ancora più gravi ed evidenti nei casi di minori vittime dello sfruttamento sessuale.
Le recenti indagini su questo tema mettono in luce che il fenomeno della prostituzione minorile sfugge ancora a dati ufficiali: secondo i dati parziali la prostituzione in strada, riguarda circa 1500-1800 bambini e adolescenti, pari all’8-10%, mentre sfuggono completamente i dati per quanti operano in ambienti chiusi.
L’articolo 31 del T. U. assegna al Tribunale per i minorenni la competenza ad adottare i provvedimenti utili alla migliore assistenza del minore, inclusi gli atti necessari all’ingresso o permanenza del familiare ai provvedimenti di espulsione.
Si deve ricordare che questi provvedimenti sono temporanei e legati alle concrete esigenze di assistenza del minore. Terminate queste esigenze resta la condizione di irregolarità, con il conseguente avvio della procedura diretta all’espulsione che potrebbe riguardare anche il minore, unitamente ai suoi familiari.
Questa procedura non è però automatica, in quanto l’ordinamento italiano ammette l’ipotesi che le esigenze di assistenza del minore siano soddisfatte anche separatamente dalla famiglia di origine. In questi casi, l’esigenza di dare la necessaria assistenza e assicurare l’integrità del minore potrebbe anche condurre alla separazione dai genitori, con l’espulsione di questi ultimi. A tale proposito una recente sentenza della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una cittadina nigeriana contro la Corte di Appello di Perugia che le aveva negato l’applicabilità dell’articolo 31 del T. U., cioè non aveva autorizzato la permanenza temporanea per l’interesse dei figli minori che erano stati dati in affido temporaneo ad una famiglia italiana.
I provvedimenti delle politiche di immigrazione sono pensati per gli immigrati adulti. Dette norme non sono quindi affatto adatte a tutelare i diritti del minore.
Le politiche di protezione dei minori sono profondamente influenzate dalla specificità dei contesti territoriali in cui essi vivono. La stessa situazione paradossale illustrata in precedenza può trovare diverse soluzioni a seconda degli attori locali coinvolti. Questa differenziazione di offerta assume dei contrasti più significativi a livello di politiche sociali. Le ragioni sono in parte imputabili alla Legge n. 328/2000 che ha dato una forte impronta territoriale ai servizi socio-sanitari italiani. L’implementazione di questa legge definisce una pluralità di comportamenti locali che possono finire per disegnare opportunità e destini diversi per i minori a seconda dei contesti in cui essi vivono.
Questo vale soprattutto nel delicato caso dei minori stranieri non accompagnati, dove il Rapporto 2009 dell’ANCI in merito alle politiche attivate evidenzia che «gli interventi non organici e sistematici compiuti negli anni sulla materia dei minori non accompagnati hanno spesso reso incerto (...) il quadro giuridico di riferimento così come i servizi preposti si sono trovati sempre più repentinamente a far fronte agli effetti che i cambiamenti impongono sul loro operato, come recentemente accaduto a seguito della Legge n. 94/2009 in riferimento alle disposizioni sulla conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età e alla contestazione del reato di ingresso e soggiorno illegale ai minori stranieri. La complessità intrinseca della materia, strutturalmente conosciuta solo da una decina di anni, e la molteplicità di competenze e di soggetti localmente coinvolti ha di fatto reso il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati una materia “sensibile” sulla quale le istituzioni, i servizi e il privato sociale rinnovano continuamente la domanda circa il modello d’intervento ottimale al fine di garantire tutela e protezione ai minori».
Questa pluralità di comportamenti locali ha implicazioni importanti anche sui servizi di scolarizzazione o di bassa soglia messi a disposizione da alcuni comuni per gli adolescenti definiti a rischio.
I minori stranieri vittime di tratta
Alcuni minori, sia maschi che femmine, sono inseriti in ambiti di sfruttamento, anche attraverso il coinvolgimento in attività illegali soprattutto nelle grandi aree metropolitane. Nella prostituzione coatta femminile sono più frequentemente coinvolte le minori rumene e nigeriane. Secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità a partire dal 2004 alcuni gruppi tendono a diminuire mentre quello romeno e quello nigeriano, invece, registrano un incremento rispettivamente del 73% e del 25%.
L'IDENTITA' CULTURALE.
Appena arrivano in Italia i ragazzi desiderano subito imparare la lingua, questo soprattutto per poter accedere alla istruzione e ad un lavoro. D’altro canto, un vero cambio di identità avviene con le seconde generazioni ed è un processo lento. Gli stranieri che arrivano da bambini, si sentono italiani ma rimane un desiderio latente di conoscere la propria cultura d’origine. Nel periodo adolescenziale incominciano a comprendere il valore della perdita della propria cultura e a sentire che “manca qualcosa”. Iniziano infatti a riprendere a frequentare la nostra associazione proprio per un recupero e un mantenimento della loro identità culturale. L’integrazione è questa, non solo imparare la lingua, ma la condivisione con gli italiani degli usi, della propria cultura che diviene circolare perché messa a disposizione di tutti.
Tuttavia, da parte di alcune famiglie di immigrati esiste la preoccupazione che i propri figli perdano la propria identità culturale.
Questo atteggiamento non è uguale per tutti. Ad esempio alcune famiglie cinesi tendono a non far frequentare costantemente la scuola ai figli perché magari hanno bisogno di aiuto sul lavoro. Temono che i propri ragazzi si adeguino troppo alle regole dei coetanei italiani, e questo potrebbe costituire per loro un problema. Così come avere la paghetta o il motorino; i figli degli immigrati non sono per nulla viziati anzi sono molto responsabilizzati. Pensiamo ad una quindicenne filippina o cinese che, in genere, ha la responsabilità di seguire i fratellini più piccoli. Esistono delle differenze culturali che, nell’integrazione, per alcuni risultano molto pesanti. Pensiamo, per esempio, alle situazioni di bullismo al femminile nelle scuole dove le vittime spesso sono proprio ragazzi maschi extracomunitari. Se loro arrivano da una cultura in cui le donne sono più sottomesse, essere sopraffatti dalle ragazze è ancora più traumatico. Situazioni come queste sono spesso alla base della dispersione scolastica tra i minori extracomunitari. In questo senso non sempre la nostra scuola è pronta e ha le competenze per gestire una dimensione multiculturale. L’iniziativa è lasciata alla sensibilità personale di alcuni dirigenti scolastici e professori.
L'istruzione e l'integrazione.
In venti anni, gli alunni stranieri iscritti alla scuola pubblica sono passati dai 12.000 iscritti per l’anno scolastico 1988-1989, ai quasi 630.000 iscritti dell’anno 2008-2009 con un’incidenza sulla popolazione scolastica del 7%.
Secondo il Rapporto MIUR, risulta evidente una segregazione degli stranieri negli istituti professionali che determina l’aumento dei rischi di marginalizzazione di questi nuovi italiani soprattutto nell’accesso al mercato del lavoro.
Dal punto di vista dell'integrazione a Cagliari alcune scuole hanno svolto un ottimo lavoro e vivono l'arrivo degli immigrati come una risorsa e un arricchimento culturale e non come un problema.
Mi limito a citare alcuni esempi di scuole Cagliaritane: la scuola primaria Satta, la scuola Media Manno che hanno attivato diversi progetti. Altre scuole come ad esempio la scuola elementare di via Garavetti e la scuola Media Alfieri con intelligenza e sensibilità hanno utilizzato le risorse esistenti sul territorio e hanno chiesto la collaborazione del volontariato. In particolare Alfabeto del mondo ha attivato, all'interno della scuola, un corso di recupero specifico per i ragazzi stranieri.
L'istruzione e il reato di immigrazione clandestina
La Legge n. 94/2009 ha introdotto nell’ordinamento italiano la nuova figura del reato di immigrazione clandestina. Si tratta di una contravvenzione per la quale è prevista la sanzione pecuniaria (minimo € 5.000,00 massimo € 10.000,00) o la sanzione sostitutiva dell’espulsione. A seguito di questa legge, nel Testo Unico sull’Immigrazione e la condizione dello straniero, è stato introdotto l’art. 10 bis che prevede due tipi di condotta illecita:
-
l’ingresso in violazione delle norme del T.U.
-
il trattenersi in violazione delle stesse norme.
Pertanto, a seguito della promulgazione della Legge n. 94/2009 i genitori non in regola con il permesso di soggiorno sono riluttanti ad iscrivere i loro figli a scuola. Se è vero, infatti, che l’articolo 6 del T.U. esonera lo straniero dalla esibizione dei documenti di soggiorno allorché richieda prestazioni rientranti nell’obbligo scolastico, però non dice esplicitamente che esonera dall'obbligo di segnalare all'autorità detta irregolarità, come invece fa l'art. 35 in materia di prestazioni sanitarie.
Nell’ambito scolastico, dunque non è chiaro se vi sia o meno un esonero dalla segnalazione all’autorità della irregolarità dei genitori stranieri. Questo elemento determina conseguenze differenti da zona a zona. La non esplicita esenzione dalla denuncia dell’irregolarità dei genitori da parte delle autorità scolastiche offre la possibilità di differenti interpretazioni sia in senso restrittivo che in senso liberale di questa norma, per cui uffici scolastici regionali diversi possono comportarsi in maniera opposta pur restando nel rispetto della legge.
Dunque, in Italia lo straniero non-comunitario si trova in una situazione paradossale, perchè da un lato la legge gli impone il dovere di adempiere all’obbligo scolastico per i figli minori a prescindere dalla situazione giuridico amministrativa della propria presenza. Dal lato opposto, la stessa legge costringe lo straniero non regolare a “auto-denunciare” la propria condizione quale “clandestino”. Con il risultato di una espulsione dall’Italia per avere chiesto di adempiere all’obbligo di legge di dare istruzione ai propri figli!
Considerazioni finali e conclusioni.
A mio parere il cambiamento del fenomeno immigrazione è dovuto alla politica del governo. Se infatti non avessimo accolto gli extracomunitari, molte scuole avrebbero chiuso da tempo, così gli ospedali pediatrici e tutti i settori produttivi connessi con l’infanzia, perché purtroppo siamo una nazione a crescita zero. Gli immigrati ancora non si pongono questi finti problemi che abbiamo noi, tipo dare ad un figlio “tutto” sino al master post universitario. Loro si accontentano di farli crescere, nutrirli e garantirgli un’istruzione di base. Hanno dei valori diversi dai nostri, hanno ancora l’idea che è bello farsi una famiglia. I cinesi, per esempio, in Italia possono permettersi il lusso di avere 2 o 3 figli cosa che non possono fare in Cina a causa del controllo delle nascite. Loro vivono la vita in maniera diversa e noi, attraverso il confronto, dovremmo porci delle domande, riflettere e miglioraci.
Gli immigrati ci aiutano a recuperare valori autentici, ad esempio a renderci conto che quale volta mettiamo al primo posto le cose futili, forse inutili e dimentichiamo invece valori fondamentali come la famiglia, o aspetti della vita essenziali nella loro semplicità come avere un pasto caldo ogni giorno.
I minori di seconda generazione nel nostro Paese sono oltre 900.000 di cui oltre mezzo milione nati in Italia. Ragazzi che padroneggiano la lingua, condividono le passioni, gli impegni e le aspettative dei loro coetanei e si sentono a tutti gli effetti “italiani”, cittadini di un Paese che, ciononostante, non riconosce loro il diritto alla piena cittadinanza. Rispetto agli studenti italiani inizialmente il divario è legato al rendimento scolastico, ma i ragazzi stranieri tendono ad inserirsi più precocemente degli italiani nel tessuto lavorativo e professionalmente sono validissimi. Sono perfettamente bilingue, sono pronti a lavorare con sacrificio e sono molto competenti. Loro avranno in questa società globalizzata un ruolo fondamentale. Essi non ne sono consapevoli, ma rispetto a noi italiani hanno una marcia in più, conoscono altre lingue e altre culture. Questo in una società sempre più multiculturale è un elemento importantissimo. Come presidente di Alfabeto del Mondo, Associazione multiculturale e multietnica, posso testimoniare il loro sentimento di appartenenza alla nostra nazione e cultura.
La mia opinione è che sia necessario sensibilizzare le istituzioni e la comunità civile sulla necessità di rivedere le norme in materia di cittadinanza. Queste nuove generazioni hanno bisogno di sentirsi riconosciuti come cittadini da quella che considerano la loro patria.
L’atteggiamento delle istituzioni italiane alla richiesta di una revisione delle norme sulla cittadinanza non è unitario. I mass media potrebbero svolgere un ruolo decisivo, ma qualche volta cadono nei soliti stereotipi anziché valorizzare l’arricchimento culturale e artistico che i ragazzi di seconda generazione apportano al nostro Paese.
Quello che nessuno vuol ammettere apertamente è che grazie alla presenza di questi giovani immigrati si creano nuovi posti di lavoro, pensate ad esempio alle persone impiegate nelle scuole, nei servizi di accoglienza, nei settori produttivi connessi con l'infanzia.
Maria Eugenia Maxia
per maggiori informazioni
MOVIMENTO PER L'INFANZIA www.movimentoinfanzia.it
ASSOCIAZIONE CULTURALE ALFABETO DEL MONDO ONLUSwww.alfabetodelmondo.it
Il pedofilo-prete e un giornalismo dalla parte degli adulti
Posted On venerdì 20 maggio 2011 at alle 14:53 by LunadicartaE' notizia di questi giorni l'arresto di don Riccardo Seppia accusato di violenza sessuale su bambini, vorrei prendere spunto dal fatto di cronaca per tentare qualche riflessione seria su un tema così complesso, mal trattato dalla stampa e peggio compreso dall'opinione pubblica. Non mi sorprende la notizia di un prete pedofilo e criminale, oramai totalmente posseduto dal suo demone che viveva una doppia vita in un osceno gioco di ipocriti specchi: il prete tradizionalista cultore della messa in latino e il prete predatore senza dignità e responsabilità a caccia di bambini. Non mi sorprende perchè so quanto la depravazione sessuale sia diffusa nella nostra società e come i bambini ne siano, purtroppo, le vittime privilegiate. |
Mi sorprendono invece gli articoli comparsi sui giornali che, ancora una volta, dimostrano come la nostra società piegata alle ragioni degli adulti, sia ancora del tutto impreparata a contrastare la piaga della pedofilia a causa della mancanza di informazione, a causa della superficialità e della leggerezza con la quale l'argomento viene trattato.
Prendo ad esempio l'articolo apparso su Repubblica del 18 maggio 2011 a firma di Francesco Merlo, ottimo e acuto giornalista, ma che sul tema della violenza sessuale mostra tutta la sua impreparazione.
Preciso che sono convinto che in genere tutta la nostra società sia adultocentrica, pertanto la critica a Francesco Merlo non ha carattere personale, considerando invece che non posso fare una disamina di tutti gli articoli che in questi giorni si sono occupati di questo caso, le mie censure hanno un valore esemplificativo.
Per chi da anni oramai si occupa di diritti dei bambini e del contrasto all'adultocentrismo, la prima mancanza che colpisce nell'articolo che stiamo trattando è la pietà verso le vittime.
Non c'è una sola parola di preoccupazione, di solidarietà, di vicinanza umana verso le decine di bambini che probabilmente sono passati sotto le grinfie del prete pedofilo, come se l'abuso sessuale subito in tenera età non fosse un crimine contro l'umanità in grado di provocare traumi profondi e di ledere l'intima dignità delle piccole vittime, ma una sorta di incidente di percorso sul quale forse non vale la pena soffermarsi.
Il giornalista più volte dichiara che don Riccardo Seppia gli fa pena in quanto rappresenta il “culmine, il punto di non ritorno della sessuo-teologia italiana”, non si chiede chi sono i bambini traumatizzati, se qualcuno si occuperà di loro, se avranno o meno diritto non solo alla giustizia ma ad un sostegno terapeutico, non si chiede quanti siano i bambini coinvolti nel turpe traffico della prostituzione minorile.
A me, caro Francesco Merlo, fanno pena i bambini coinvolti nelle turpitudini di questo pedofilo che è riuscito a diventare prete, io sono preoccupato per il loro destino, per il loro futuro, a me fanno pena i padri e le madri di questi bambini spesso emarginati dalla società o addirittura dalla stessa Chiesa, il pedofilo/prete mi è francamente indifferente.
L'altro aspetto che Francesco Merlo tratta con abbondanza di reiterate riflessioni è la sessuofobia della Chiesa Cattolica, il giornalista, come tanti altri suoi colleghi, sostiene che il reato della pedofilia, nella fattispecie quello commesso dal Seppia, sia il prodotto indesiderato della cultura cattolica che, appunto, nega la sessualità ai sacerdoti.
Un luogo comune nel quale si casca quando non si conosce l'argomento.
E' Francesco Merlo ad essere vittima di una cultura adultocentrica che lo obbliga alla superficialità e alla disinformazione sull'olocausto bianco che miete migliaia di piccole vittime in Italia ogni anno, immaginare che la pedofilia clericale sia il prodotto del divieto di accesso dei preti alla sessualità significa alimentare un falso luogo comune, sbagliare bersaglio e quindi contribuire, ovviamente del tutto in buona fede, a mantenere uno stato di ignoranza, che è il terreno ove la violenza sessuale sui bambini può continuare a consumarsi indisturbata .
Ci sono numerose ricerche negli Stati Uniti e in Europa e anche in Italia (ricerca prof. Alberto Pellai 2001 – ricerca Movimento per l'Infanzia 2002 – ricerca Istituto degli Innocenti – ricerca Università degli Studi di Firenze 2004) che, attraverso interviste anonime, hanno dimostrato che circa il 10% della popolazione infantile è vittima di violenza sessuale, che circa 80% delle violenze avviene in ambito familiare o nella cerchia degli amici di famiglia.
Cosa dobbiamo dedurne che i padri, gli zii, gli amici di famiglia, i vicini di casa prima di diventare pedofili avevano fatto un improvvido voto di castità?
La violenza sessuale sui bambini è un fenomeno sommerso, un fenomeno complesso, sconosciuto e del tutto rimosso dalla nostra società adultocentrica, i pedofili possono essere padri, vicini di casa, parenti esattamente come possono diventare preti, allenatori, neuropsichiatri infantili o marinai.
In nome dell'esigenza che i bambini hanno di verità, di tutela, di competenza, non miriamo ad un diverso bersaglio, strumentalizzando il fatto che la notizia del giorno riguarda un pedofilo/prete, per muovere critiche ideologiche contro la Chiesa Cattolica e dimenticarci invece delle migliaia di bambini vittime di questo crimine contro l'umanità.
Mettiamoci dalla parte dei bambini, troviamo la forza e il coraggio per renderci conto che paghiamo un deficit di conoscenza e sensibilità su questo tema e, partendo anche da una illuminata autocritica, riportiamoci ai valori di difesa della dignità della persona (dei bambini) e su questo argomento studiamo, riflettiamo e stimoliamo l'opinione pubblica.
Don Seppia è solo uno dei tanti depravati e criminali che abusano di bambini, la pedofilia è un fenomeno sociale di vaste proporzioni che attraversa, come un delirio, tutte le categorie sociali; è un fenomeno sommerso e rimosso dalla società perchè rappresenta un tabù che ancora non abbiamo la forza di affrontare.
Non me ne voglia Francesco Merlo che è sicuramente migliore di tanti suoi colleghi, la mia critica, pur se netta, è rivolta ad una società adultocentrica del quale irrimediabilmente l'ottimo giornalista è figlio, nulla di più nulla di meno, almeno finchè qualcosa, a favore dei bambini, non cambierà.
Girolamo Andrea Coffari
Senigallia Convegno: "L'Avvocato del minore tra protezione e giustizia: quale integrazione?"
Posted On venerdì 13 maggio 2011 at alle 21:17 by LunadicartaAssociazione Giuridica Senigalliese
Movimento per l'Infanzia
Ass.ne Petali Azzurri
Ass.ne Percorsi di Crescita
con i patrocini
Comune di Senigallia
Ordine degli Psicologi delle Marche
invita al
Convegno Regionale sulla tutela del Minore
tra protezione e giustizia:
quale integrazione?"
13/14 maggio 2011
Auditorium Chiesa dei Cancelli
via degli Arsilli
Festa della Mamma
Posted On domenica 8 maggio 2011 at alle 02:01 by LunadicartaAuguri a Tutte le Mamme!
da Movimento per l'Infanzia - Press Office
PAS/ CONVEGNO A ROMA, GARANTE INFANZIA: TROPPI MINORI IN CASA FAMIGLIA A CAUSA DELLE SEPARAZIONI
Posted On at alle 01:54 by Lunadicarta
Venerdì 6 maggio si è svolto a Roma convegno internazionale, "PAS: un'arma impropria contro i diritti delle donne e dei bambini" che si proponeva di fare luce sulle origini pseudoscientifiche della "Sindrome da Alienazione Parentale"e sul suo utilizzo strumentale nelle cause di separazione. Tante le figure istituzionali e gli addetti ai lavori intervenuti, e particolarmente significativi gli interventi dei relatori del convegno promosso dall'europarlamentare Niccolò Rinaldi, vicepresidente del Gruppo Adle IDV, dal Movimento per l'Infanzia e dall'associazione Valore Donna.
Claudio Foti, direttore del Centro Hansel e Gretel di Torino si è soffermato sull'analisi delle tipologie del negazionismo nei confronti dell'abuso sui bambini e sui diversi strumenti di difesa a disposizione di coloro che vengono accusati di abusi e violenze dai propri figli. Uno di questi strumenti è sicuramente rappresentato dalla PAS che, pur non essendo riconosciuta fra le patologie psichiatriche ufficiali, viene diagnosticata con allarmante frequenza ai genitori (di solito le madri, in rarissimi casi i padri) che sostengono i loro figli nelle denunce di abuso sessuale contro il coniuge.
AFFIDO CONDIVISO, RINALDI (IDV): SI EVITI LEGGE MASCHILISTA
Posted On at alle 01:48 by Lunadicarta
di Niccolò Rinaldi 6 maggio 2011
"Il Parlamento italiano, da circa due anni, sta discutendo la Proposta di legge 957 sull’affido condiviso. Questa proposta fa richiamo alla cosiddetta sindrome della “alienazione parentale”, vera e propria aberrazione pseudoscientifica tesa a delegittimare i genitori, soprattutto le donne, che denunciano violenze o abusi sui figli da parte dell’altro coniuge”: lo dice Niccolò Rinaldi, eurodeputato dell’Idv, durante il convegno “PAS: un’arma impropria contro i diritti delle donne e dei bambini” a Roma.
“I genitori che denunciano – continua - potrebbero però essere penalizzati se non riescono a provare l’abuso commesso dall’altro coniuge perdendo l’affido. E’ inevitabile – prosegue il capo delegazione Idv a Bruxelles – che l’approvazione di tale legge avrebbe come conseguenza l’istigazione all’omertà su tali episodi e costituirebbe ulteriore penalizzazione del ruolo della donna nella società, dal momento che la maggior parte delle volte a denunciare sono le madri. Questa legge maschilista – conclude Rinaldi – rappresenta il declino dei valori civili in un paese in cui i diritti fondamentali continuano ad essere violati”.
www.niccolorinaldi.it
http://www.facebook.com/notes/niccol%C3%B2-rinaldi/affido-condiviso-rina...
PAS un'Arma Impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini - la Rassegna Stampa
Posted On giovedì 5 maggio 2011 at alle 21:52 by LunadicartaP.A.S. un'Arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini
- La Rassegna Stampa -
La Stampa, Flavia Amabile - blog Diritto di Cronaca - clicca qui per l'originale
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PAS: I RELATORI E IL COMITATO SCIENTIFICO DEL CONVEGNO DEL 6 MAGGIO
Posted On martedì 3 maggio 2011 at alle 01:38 by LunadicartaP.A.S. un'Arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini
Nel 2009 ha pubblicato insieme a Consuelo Barea il libro "El pretendido Sindrome de Alienaciòn Parental. Un instrumento que perpetùa el maltrato y la violencia" (La pretesa sindrome di alienazione genitoriale. Uno strumento che perpetua il maltrattamento e la violenza). I suoi studi e i suoi articoli sono editi in numerose pubblicazioni a carattere scientifico internazionale. Il sito web: http://www.soniavaccaro.com/
Autore di oltre 35 pubblicazioni scientifiche su argomenti clinici di psichiatria, nel gennaio 2011 ha pubblicato un articolo dal titolo "LA SINDROME DI ALIENAZIONE PARENTALE (PAS) – Realtà clinica o argomento retorico?" su richiesta della Rivista Online di Psicologia "Osservatorio Psicologia nei Media". È stato docente ai corsi per Infermieri Professionali e per Insegnanti di Sostegno Scolastico.
Dal 2010 è consulente della rete nazionale contro i fenomeni di stalking "Light-on-stalking". Il sito web: http://xoomer.virgilio.it/andreamazzeo/curriculum.htm
Psicologo e psicoterapeuta (iscritto all’albo degli Psicologi della Regione Liguria), dal 1985 svolge attività libero professionale privata a Sarzana. Dal 1999 è didatta presso la Scuola di Psicoterapia della Famiglia di Milano, diretta dai dott. S. Cirillo, M. Selvini e A.M. Sorrentino. Consulente per conto di molte Regioni nell'ambito della formazione del personale. Sito web: http://www.sp.unipi.it/index.php?page=/hp/mazza
Loredana Morandi
PAS: un'Arma impropria Contro i Diritti di Donne e Bambini - comunicato stampa
Posted On domenica 1 maggio 2011 at alle 13:42 by Lunadicarta- comunicato stampa -
Ai Gentili Colleghi e alle Redazioni,
"La PAS è in verità una vera e propria invenzione di tale Richard Gardner; va necessariamente definita invenzione per il semplice motivo che la comunità scientifica non ha mai riconosciuto questa supposta malattia. Il DMS (Diagnostic and Statistical Manual), nelle sue versioni precedenti, come in quelle più aggiornate, così come nella bozza di prossima approvazione, non comprende questa singolare patologia nell'elenco delle malattie psicologiche.
La PAS, nonostante i numerosi e pressanti tentativi compiuti da anni dai seguaci di Gardner per farla rientrare nel Manuale Diagnostico (DSM), è stata sempre e per fortuna rifiutata. Ma c'è di più, molto di più.
La PAS viene utilizzata quale espediente per scagionare i genitori accusati di violenze sessuali nei confronti dei figli; fin dalle sue origini è stata pensata come un improprio strumento diagnostico che si propone, ben prima dell'accertamento processuale, con una sorta di magia casereccia alla Gardner, di individuare le accuse vere da quelle fasulle."
per il Movimento per l'Infanzia
Loredana Morandi